Nel punto più alto del promontorio di Saturo, a circa 25 m sul livello del mare tra le baie di Porto Peròne ad est e Porto Satùro ad ovest, fin dal II millennio a.C. si sono avvicendati e stratificati nel tempo diversi livelli di frequentazione. Nell’area conosciuta nella letteratura archeologica come ‘acropoli’, la ricerca archeologica ha restituito diverse testimonianze, le più antiche delle quali risalgono al periodo iniziale dell’età del Bronzo (tra il 1800 e il 1700 a.C.) e proseguono ininterrottamente fino al XV – XIV a.C., periodo durante il quale è attestata la presenza di una comunità in continui rapporti con il mondo egeo. Dopo un periodo di abbandono, il villaggio protostorico viene ricostruito nel XIII secolo a.C. assumendo caratteristiche protourbane.
Il nuovo villaggio viene circondato da un muro cosiddetto ad aggere, sia con funzione difensiva sia per contenimento del terreno da eventuali smottamenti. Tra l’XI – X secolo a.C. nuovi flussi commerciali, unitamente a movimenti migratori provenienti dalle sponde adriatiche, contribuiranno alla formazione di una nuova facies culturale riconducibile agli Iapigi, una popolazione proveniente verosimilmente dall’Illiria e dall’Epiro. Un nuovo villaggio si instaura sui resti del precedente abitato dell’età del Bronzo. Gli scavi archeologici hanno attestato la presenza di una cavità dotata di fornelli in argilla, nota come “grotticella-cucina” e di capanne di forma sub-circolare con muretti perimetrali di pietrame.
Con l’arrivo dei coloni Spartani alla fine dell’VIII secolo a.C. Saturo viene occupata, contestualmente alla penisola di Taranto, in funzione di controllo del territorio compreso tra la costa e le prime pendici delle Murge. In questa fase il villaggio iapigio viene distrutto e l’area, livellata e ricoperta con uno strato sabbioso, viene destinata non più a funzioni abitative ma esclusivamente cultuali. Sulla sommità del promontorio vengono realizzate due stipi votive contenenti materiali ceramici e coroplastici databili tra il 650 e il 580 a.C. La funzione delle stipi era di contenere, senza disperderli, materiali usati durante i rituali sacri. Nel VI secolo avanti Cristo l’area di culto viene monumentalizzata con l’edificazione di un tempio di forma rettangolare di circa metri 8 x 4 probabilmente dedicato ad Atena. Di esso rimane un solo muro in grandi blocchi pertinente al lato corto del sacello, nelle cui vicinanze sono stati individuati nel banco roccioso alcuni incassi, probabilmente relativi all’alloggiamento di stele. Successivamente alla conquista romana della città di Taranto, l’area dell’acropoli verrà riorganizzata e in parte inglobata nel fundus della villa romana i cui resti sono stati individuati a ridosso della costa.
Al periodo romano si data una grande cisterna ubicata ai piedi dell’acropoli costituita da un ambiente rettangolare voltato a botte con pareti ricoperte da malta idraulica, funzionale all’approvvigionamento idrico della villa. In epoca moderna la cisterna è stata suddivisa in due grandi ambienti uno dei quali riadattato in spazi utili alla lavorazione del latte e derivati. Al periodo della seconda guerra mondiale risale la casamatta ancora oggi visibile, edificata nell’ambito di un più ampio sistema di difesa militare costiera.
Saturo, Acropoli. Parete interna del muro di fortificazione dell’Età del Bronzo. Scavi 1902-1903
Saturo, Acropoli. Particolare dei fori della palificazione lignea del villaggio dell’età del Bronzo. Scavi 1958-1959
Saturo. Acropoli. In primo piano resti del muro posteriore del tempietto, sullo sfondo casamatta della seconda guerra mondiale.
Saturo. Acropoli. Prospetto della cisterna romana
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